Il Tomismo di "stretta osservanza" di p. Garrigou-Lagrange. Oltre il mito di un superamento
Nel 1879 il papa Leone XIII pubblicò l’enciclica Aeterni Patris, che rappresentava la forma solenne di un’idea che lo stesso pontefice aveva concepito qualche anno prima, cioè rinnovare gli studi ecclesiastici privilegiando l’opera dell’Aquinate. Con questa pubblicazione i frutti nel campo teologico furono notevoli, ma allo stesso modo in campo filosofico, un campo tenuto in grande considerazione in quel documento. L’invito del Papa di «dare largamente e copiosamente a bere alla gioventù di quei rivi purissimi di sapienza che con perenne e abbondantissima vena sgorga dall’Angelico Dottore» (n. 99) venne dunque accolto da numerosi studiosi, che rivisitando l’opera di Tommaso contribuirono alla ricerca in numerosi campi della filosofia, cercando allo stesso tempo di mostrarne l’originalità e confrontandosi con le più imponenti opere del passato e del presente, tra tutte quelle di Kant, Hegel ed Heidegger. L’articolo di M. Bracchi, autore tra l’altro del libro Tradidi quod et accepi. La Tradizione come fonte della Rivelazionee curatore di Essenza e attualità del tomismo, che qui proponiamo mostra proprio questo: l’originalità del tomismo e la sua fecondità che risiede nell’universalità dei suoi principi, e questo sotto la guida di uno dei maggiori esponenti del secolo scorso, Réginald Garrigou-Lagrange, autore di opere come La Sintesi Tomisticae Il senso comune, la filosofia dell’essere e le formule dogmatiche. Quest’ultimo lavoro, che sarà a breve pubblicato dalla Casa Editrice Leonardo da Vinci (trad. italiana a cura di Mario Padovano), è decisivo non solo nell’ambito filosofico[1], ma anchedal punto di vista teologico «resta - come Antonio Livi non ha mancato di notare[2] - un decisivo contributo all’ermeneutica del dogma, avendo dimostrato come sia impossibile l’unità nella fede senza un’univoca e giustificata interpretazione delle formule dogmatiche, interpretazione che a sua volta non è possibile se non si tiene conto del contenuto metafisico delle verità soprannaturali, materialmente coincidente con le certezze naturali del senso comune, e quindi rapportabili a quelle premesse razionali della fede nella Rivelazione che Tommaso d’Aquino denomina praeambula fidei».
Giovanni Covino
Forse mai come in questi anni la grande tradizione tomistica si trova sotto accusa. Non ci permettiamo in questa sede un affondo risolutivo al riguardo, ma almeno sciogliamo un equivoco preliminare alla problematica. L’intento è quello di svelare l’inganno approntato dagli anti-tomisti per sostenere le loro tesi, mostrando il volto di un Tomismo sempreverde, ben lungi dall’essersi esaurito e che chiede insistentemente di essere ancor oggi praticato. Questi nuovi pensatori, infatti, presentano una visione fumosa del Tomismo, senza distinzioni né di correnti interne ad esso, né di metodologie applicative interne. Per compiere la nostra operazione ci lasciamo guidare da una delle menti più rappresentative del Tomismo dello scorso secolo: p. Réginald Garrigou-Lagrange O.P. (1877-1964).
Che Garrigou-Lagrange sia un tomista convinto è lampante e non necessita dell’adduzione di alcuna giustificazione. Ben diversa invece è la domanda relativa a quale Tomismo faccia riferimento il Nostro. Non è affatto scontato difatti che il termine “Tomismo” indichi una realtà univoca. Anzitutto bisogna sfatare il mito di un’equivalenza, spesso diffusa anche in ambiente accademico, tra Manualistica, Scolastica e Tomismo. In breve e semplificando: la Manualistica è una corrente culturale legata alla formaargomentativo-didattica del manuale, sorta e compiutasi in seguito alla Riforma luterana; dunque non è detto che un manuale sia per forza tomistico. La Scolastica è un movimento di pensiero che sorge nel sec. VIII e, attraverso numerose e diversificate stagioni, si trascina sino ai primi decenni del sec. XX; al suo interno risiede tanto il Tomismo quanto una certa Manualistica. Infine, il Tomismo è la corrente di pensiero che si richiama, più o meno direttamente, al pensiero e ai principi di san Tommaso d’Aquino. Deve risultare dunque chiaro, seppure non tematizzato in quanto non oggetto diretto della presente trattazione, che non si tratta di termini semplicemente interscambiabili.
Se focalizziamo poi l’attenzione sul Tomismo, abbiamo detto che in esso ci si richiama “più o meno direttamente” a san Tommaso: ne consegue che non esiste un solo Tomismo. Precisiamo. Garrigou-Lagrange, invero, parla semplicemente di Tomismo senza alcuna specificazione di sorta, ma secondo una visione negativa: ovvero identifica il Tomismo tout court con il Tomismo praticato dalla scuola domenicana, che vede nell’Angelicum di Roma la sua concreta incarnazione. Tutti coloro che si richiamano a san Tommaso, ma non seguono l’“uso domenicano”, sono etichettati come eclettici. È una scelta chiara di delimitazione di un campo. Così nella Sintesi Tomistica: «Qui ci occupiamo soltanto dei commentatori appartenenti alla scuola tomistica propriamente detta, e non parliamo degli eclettici che prendono da S. Tommaso, ma cercano una via di mezzo fra lui e Scoto, e confutano qualche volta l’uno per mezzo dell’altro, a rischio di oscillare quasi sempre fra i due, senza poter prendere una posizione stabile»[3].
Tale eclettismo cristiano[4]contravviene ad una delle caratteristiche e punti di forza del Tomismo tradizionale. Quello che per il “Tomismo di stretta osservanza” è la propria potenza assimilatrice, nell’eclettismo diviene un facile concordismo, cosicché gli eclettici possano affermare: «Accettiamo il Tomismo, ma senza contraddire troppo quello che gli si oppone, conciliandoli quanto più è possibile»[5].
A porre un’etichetta al Tomismo praticato da p. Réginald sono i pensatori anglofoni che parlano di “Thomism of the Strict Observance” (Tomismo di stretta osservanza). Può essere un buon artificio per delineare una precisa corrente della rinascita tomistica a cavallo tra ’800 e ’900. Tuttavia, a nostro modesto avviso, essa resta segnata da una rimarchevole riduzione, in quanto lega quasi esclusivamente questo Tomismo alla sua romanitas[6]; crediamo che lasciarsi ammaliare da questa illusione sia assai facile per un occhio non italiano che, guardando alla realtà del solo Neotomismo, lo vede ruotare attorno alla Roma papale, particolarmente dopo la promulgazione dell’Enciclica Aeterni Patris (4 agosto1879) di Leone XIII. A mettere in guardia da facili riduzioni del caso è lo stesso Nichols che, nel ricorrervi, avverte: «It might be thought that phrase “Thomism of the Strict Observance” denotes Thomist thinkers who were concerned to remain utterly faithful to message, in its full range and complexity, of the historical Saint Thomas […]. In that case, one would expect Thomists of the Strict Observance to be sticklers for such matters as establishing the meaning of Thomas’s texts in their historical context, ascertaining signs of change or development in his thinking as he matured, distinguishing the opinions of later commentators from the ipsissima vox, the “very voice”, of Thomas himself. Nothing, or at any rate little, could be further from the truth»[7].
Se si dovesse esprimere il concetto in termini sintetici, è la differenza che passa tra i “tomisti” e i “tommasiani”[8] rappresentabili, ad esempio, dalla scuola di Le Saulchoir di p. Marie-Dominique Chenu[9].
È perfettamente normale che il Tomismo sia pertanto concepito come un flusso che sgorga dai principi di san Tommaso, ma che non soffre di uno storicismo fissista. Per questo ci si appella senza problematicità, ma non senza critica, ai commentatori che sono l’anima di una scuola tomistica, la quale non sarebbe mai esistita se Tommaso non avesse avuto un seguito. Questa è di fatto la bussola di un testo-guida come la Sintesi: «Quest’opera ha lo scopo di presentare un’esposizione della sintesi tomistica riportata ai principi comunemente ammessi fra i più grandi commentatori di S. Tommaso e spesso da lui stesso formulati. Non è nostra intenzione far vedere storicamente come tutti i punti della dottrina che verrà esposta si trovino esplicitamente nelle opere stesse del santo Dottore; ma indicheremo le referenze principali alle sue opere, mettendo specialmente in rilievo la certezza e l’universalità dei principi della dottrina tomistica, la sua struttura e la sua coerenza»[10].
E p. Réginald si inserisce a pieno titolo tra questi commentatori; non solo in ragione dei commenti da lui editati, ma molto più per la forma theologiaeche ha praticato. Dire sintesi tomisticanon è semplicemente nominare il titolo di un’opera di Garrigou-Lagrange, bensì equivale ad indicare un principio di procedimento. Esplicitando: la sintesi tomistica non è tanto la sintesi dell’opera di san Tommaso, e nemmeno la sintesi del pensiero che la scuola tomistica ha realizzato, bensì la sintesi che il Tomismoqua talisha elaborato e che tuttora elabora nell’incontrare le filosofie di ogni epoca. In altre parole: la sintesi che il Tomismo è. Forse, in questo senso, non è affatto fuori luogo la vituperata e malintesa espressione philosophia perennis. In breve si può affermare, con il card. Villeneuve[11], ripreso da Garrigou-Lagrange, che il «tomismo è più nei suoi principi e nell’ordine generale delle sue parti che non nell’una o nell’altra delle sue conclusioni. Da ciò proviene chiaramente la sua unità e la sua forza»[12].
Marco BRACCHI
Giovanni Covino
Forse mai come in questi anni la grande tradizione tomistica si trova sotto accusa. Non ci permettiamo in questa sede un affondo risolutivo al riguardo, ma almeno sciogliamo un equivoco preliminare alla problematica. L’intento è quello di svelare l’inganno approntato dagli anti-tomisti per sostenere le loro tesi, mostrando il volto di un Tomismo sempreverde, ben lungi dall’essersi esaurito e che chiede insistentemente di essere ancor oggi praticato. Questi nuovi pensatori, infatti, presentano una visione fumosa del Tomismo, senza distinzioni né di correnti interne ad esso, né di metodologie applicative interne. Per compiere la nostra operazione ci lasciamo guidare da una delle menti più rappresentative del Tomismo dello scorso secolo: p. Réginald Garrigou-Lagrange O.P. (1877-1964).
Che Garrigou-Lagrange sia un tomista convinto è lampante e non necessita dell’adduzione di alcuna giustificazione. Ben diversa invece è la domanda relativa a quale Tomismo faccia riferimento il Nostro. Non è affatto scontato difatti che il termine “Tomismo” indichi una realtà univoca. Anzitutto bisogna sfatare il mito di un’equivalenza, spesso diffusa anche in ambiente accademico, tra Manualistica, Scolastica e Tomismo. In breve e semplificando: la Manualistica è una corrente culturale legata alla formaargomentativo-didattica del manuale, sorta e compiutasi in seguito alla Riforma luterana; dunque non è detto che un manuale sia per forza tomistico. La Scolastica è un movimento di pensiero che sorge nel sec. VIII e, attraverso numerose e diversificate stagioni, si trascina sino ai primi decenni del sec. XX; al suo interno risiede tanto il Tomismo quanto una certa Manualistica. Infine, il Tomismo è la corrente di pensiero che si richiama, più o meno direttamente, al pensiero e ai principi di san Tommaso d’Aquino. Deve risultare dunque chiaro, seppure non tematizzato in quanto non oggetto diretto della presente trattazione, che non si tratta di termini semplicemente interscambiabili.
Se focalizziamo poi l’attenzione sul Tomismo, abbiamo detto che in esso ci si richiama “più o meno direttamente” a san Tommaso: ne consegue che non esiste un solo Tomismo. Precisiamo. Garrigou-Lagrange, invero, parla semplicemente di Tomismo senza alcuna specificazione di sorta, ma secondo una visione negativa: ovvero identifica il Tomismo tout court con il Tomismo praticato dalla scuola domenicana, che vede nell’Angelicum di Roma la sua concreta incarnazione. Tutti coloro che si richiamano a san Tommaso, ma non seguono l’“uso domenicano”, sono etichettati come eclettici. È una scelta chiara di delimitazione di un campo. Così nella Sintesi Tomistica: «Qui ci occupiamo soltanto dei commentatori appartenenti alla scuola tomistica propriamente detta, e non parliamo degli eclettici che prendono da S. Tommaso, ma cercano una via di mezzo fra lui e Scoto, e confutano qualche volta l’uno per mezzo dell’altro, a rischio di oscillare quasi sempre fra i due, senza poter prendere una posizione stabile»[3].
Tale eclettismo cristiano[4]contravviene ad una delle caratteristiche e punti di forza del Tomismo tradizionale. Quello che per il “Tomismo di stretta osservanza” è la propria potenza assimilatrice, nell’eclettismo diviene un facile concordismo, cosicché gli eclettici possano affermare: «Accettiamo il Tomismo, ma senza contraddire troppo quello che gli si oppone, conciliandoli quanto più è possibile»[5].
A porre un’etichetta al Tomismo praticato da p. Réginald sono i pensatori anglofoni che parlano di “Thomism of the Strict Observance” (Tomismo di stretta osservanza). Può essere un buon artificio per delineare una precisa corrente della rinascita tomistica a cavallo tra ’800 e ’900. Tuttavia, a nostro modesto avviso, essa resta segnata da una rimarchevole riduzione, in quanto lega quasi esclusivamente questo Tomismo alla sua romanitas[6]; crediamo che lasciarsi ammaliare da questa illusione sia assai facile per un occhio non italiano che, guardando alla realtà del solo Neotomismo, lo vede ruotare attorno alla Roma papale, particolarmente dopo la promulgazione dell’Enciclica Aeterni Patris (4 agosto1879) di Leone XIII. A mettere in guardia da facili riduzioni del caso è lo stesso Nichols che, nel ricorrervi, avverte: «It might be thought that phrase “Thomism of the Strict Observance” denotes Thomist thinkers who were concerned to remain utterly faithful to message, in its full range and complexity, of the historical Saint Thomas […]. In that case, one would expect Thomists of the Strict Observance to be sticklers for such matters as establishing the meaning of Thomas’s texts in their historical context, ascertaining signs of change or development in his thinking as he matured, distinguishing the opinions of later commentators from the ipsissima vox, the “very voice”, of Thomas himself. Nothing, or at any rate little, could be further from the truth»[7].
Se si dovesse esprimere il concetto in termini sintetici, è la differenza che passa tra i “tomisti” e i “tommasiani”[8] rappresentabili, ad esempio, dalla scuola di Le Saulchoir di p. Marie-Dominique Chenu[9].
È perfettamente normale che il Tomismo sia pertanto concepito come un flusso che sgorga dai principi di san Tommaso, ma che non soffre di uno storicismo fissista. Per questo ci si appella senza problematicità, ma non senza critica, ai commentatori che sono l’anima di una scuola tomistica, la quale non sarebbe mai esistita se Tommaso non avesse avuto un seguito. Questa è di fatto la bussola di un testo-guida come la Sintesi: «Quest’opera ha lo scopo di presentare un’esposizione della sintesi tomistica riportata ai principi comunemente ammessi fra i più grandi commentatori di S. Tommaso e spesso da lui stesso formulati. Non è nostra intenzione far vedere storicamente come tutti i punti della dottrina che verrà esposta si trovino esplicitamente nelle opere stesse del santo Dottore; ma indicheremo le referenze principali alle sue opere, mettendo specialmente in rilievo la certezza e l’universalità dei principi della dottrina tomistica, la sua struttura e la sua coerenza»[10].
E p. Réginald si inserisce a pieno titolo tra questi commentatori; non solo in ragione dei commenti da lui editati, ma molto più per la forma theologiaeche ha praticato. Dire sintesi tomisticanon è semplicemente nominare il titolo di un’opera di Garrigou-Lagrange, bensì equivale ad indicare un principio di procedimento. Esplicitando: la sintesi tomistica non è tanto la sintesi dell’opera di san Tommaso, e nemmeno la sintesi del pensiero che la scuola tomistica ha realizzato, bensì la sintesi che il Tomismoqua talisha elaborato e che tuttora elabora nell’incontrare le filosofie di ogni epoca. In altre parole: la sintesi che il Tomismo è. Forse, in questo senso, non è affatto fuori luogo la vituperata e malintesa espressione philosophia perennis. In breve si può affermare, con il card. Villeneuve[11], ripreso da Garrigou-Lagrange, che il «tomismo è più nei suoi principi e nell’ordine generale delle sue parti che non nell’una o nell’altra delle sue conclusioni. Da ciò proviene chiaramente la sua unità e la sua forza»[12].
Marco BRACCHI
[1] Cfr. G. Covino(ed.), La nozione di “senso comune” nella filosofia del Novecento, Casa Editrice Leonardo da Vinci (Roma 2012).
[2] Cfr. il trattato: A. Livi, Vera e falsa teologia, Casa Editrice Leonardo da Vinci (Roma 2012 2ed.).
[3] R. Garrigou-Lagrange, La Sintesi Tomistica, Queriniana, Brescia 1953, p. 33.
[4] Così lo qualifica Garrigou-Lagrange, rispetto ad altri, come p. Cessario, che parlano invece di “Tomismo eclettico”. Cfr. R. Cessario, A Short History of Thomism, Catholic University of America Press (Rome 2005), pp. 16-18.
[5] R. Garrigou-Lagrange, op. cit., p. 379.
[6] A nostro avviso questo è un limite che segna l’analisi di p. Aidan Nichols laddove individua i “due pilastri” del Tomismo di stretta osservanza. Cfr. A. Nichols, Reason with Piety. Garrigou-Lagrange in the Service of Catholic Though, Sapientia Press of Ave Maria University, Naples FL 2008, pp. 2-4.
[7] Ibid., p. 2.
[8] Ivi.
[9] Marie-Dominique Chenu O.P. [1895-1990] fu teologo domenicano, animatore della scuola belga di Le Saulchoire dello studio storico del Tomismo. Ebbe un ruolo di rilievo nell’elaborazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Fu allievo di p. Garrigou-Lagrange, tradendo però in seguito le aspettative e gli insegnamenti del maestro. Tra le opere di maggior interesse si ricordi Introduction à l’étude de saint Thomas d’Aquin (1950).
[10] R. Garrigou-Lagrange, op. cit., p. 9.
[11] Jean-Marie-Rodrigue Villeneuve O.M.I. [1883-1947], è stato cardinale e arcivescovo di Ottawa [Canada]. Svolse il suo servizio alla Chiesa nell’apostolato dell’istruzione e della vita sociale cattolica, mossa dall’influsso dell’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII e dalla ripresa che ne fece Pio XI nella Quadragesimo Anno [1931]. L’articolo a cui fa riferimento Garrigou-Lagrange riporta il discorso del Cardinale tenuto in occasione delle Journées thomistesdi Ottawa, il 24 maggio 1936. Cfr. J.-M.-R. Villeneuve, La vraie culture thomiste,in Revue de l’Université d’Ottawa, vol. V [1936] - Section Spéciale, pp. 225-242.
[12] R. Garrigou-Lagrange, op. cit., p. 379.
[2] Cfr. il trattato: A. Livi, Vera e falsa teologia, Casa Editrice Leonardo da Vinci (Roma 2012 2ed.).
[3] R. Garrigou-Lagrange, La Sintesi Tomistica, Queriniana, Brescia 1953, p. 33.
[4] Così lo qualifica Garrigou-Lagrange, rispetto ad altri, come p. Cessario, che parlano invece di “Tomismo eclettico”. Cfr. R. Cessario, A Short History of Thomism, Catholic University of America Press (Rome 2005), pp. 16-18.
[5] R. Garrigou-Lagrange, op. cit., p. 379.
[6] A nostro avviso questo è un limite che segna l’analisi di p. Aidan Nichols laddove individua i “due pilastri” del Tomismo di stretta osservanza. Cfr. A. Nichols, Reason with Piety. Garrigou-Lagrange in the Service of Catholic Though, Sapientia Press of Ave Maria University, Naples FL 2008, pp. 2-4.
[7] Ibid., p. 2.
[8] Ivi.
[9] Marie-Dominique Chenu O.P. [1895-1990] fu teologo domenicano, animatore della scuola belga di Le Saulchoire dello studio storico del Tomismo. Ebbe un ruolo di rilievo nell’elaborazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Fu allievo di p. Garrigou-Lagrange, tradendo però in seguito le aspettative e gli insegnamenti del maestro. Tra le opere di maggior interesse si ricordi Introduction à l’étude de saint Thomas d’Aquin (1950).
[10] R. Garrigou-Lagrange, op. cit., p. 9.
[11] Jean-Marie-Rodrigue Villeneuve O.M.I. [1883-1947], è stato cardinale e arcivescovo di Ottawa [Canada]. Svolse il suo servizio alla Chiesa nell’apostolato dell’istruzione e della vita sociale cattolica, mossa dall’influsso dell’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII e dalla ripresa che ne fece Pio XI nella Quadragesimo Anno [1931]. L’articolo a cui fa riferimento Garrigou-Lagrange riporta il discorso del Cardinale tenuto in occasione delle Journées thomistesdi Ottawa, il 24 maggio 1936. Cfr. J.-M.-R. Villeneuve, La vraie culture thomiste,in Revue de l’Université d’Ottawa, vol. V [1936] - Section Spéciale, pp. 225-242.
[12] R. Garrigou-Lagrange, op. cit., p. 379.